L’essere umano si è evoluto grazie alla ripetitività.
Fin da piccoli abbiamo ripetuto azioni quali tentare di camminare, portare il cucchiaio alla bocca, pronunciare parole e tutto il resto: grazie alla ripetizione costante siamo riusciti ad alzarci in piedi e muovere i primi passi, nutrirci autonomamente e scambiare informazioni vocali.
Sbagliando si impara, eppure, abbiamo quasi sempre paura di commettere errori; ho paura di sbagliare la seconda di servizio, ho paura di non superare l’esame, ho paura di non riuscire a raggiungere il mio obiettivo…
Smettiamola, per favore, di considerare il fallimento nel suo aspetto negativo: quello di non riuscire!
Il processo del “fare” non può avere un arresto, può solo cambiare direzione e modificarsi nel percorso: sta a noi essere resilienti, elastici, adattativi e ricettivi.
Mr. Darwin, I love you!
L’uomo non è digitale: siamo totalmente analogici, non esiste nel nostro organismo una sola cellula che funzioni in modo on/off (si, anche le cellule pacemaker sono analogiche nelle loro depolarizzazioni): tra i due esistono degli stati discontinui, analogici e a volte aleatori. Per andare da A a B possiamo tracciare una linea retta oppure percorrere e definire transizioni curvilinee, più o meno lunghe, sinuose o segmentate. In tutto questo, però, sono ben chiari lo stato iniziale A e quello finale B.
Ripetendo, ripetendo e ripetendo saremo in grado di switchare da una situazione ad un altra: dallo spostarsi a gattoni a muoverci come primati.
Life progresses through repetition!